Donald Trump ha dichiarato guerra alle politiche DEI: la diversità, l’inclusione e l’uguaglianza sono sotto attacco. Ma cosa significa davvero per i diritti civili?
Donald Trump non ha mai nascosto il suo disprezzo per la cosiddetta “cultura woke”. Durante la sua campagna elettorale, ha promesso di eliminare ogni iniziativa legata alle politiche di Diversità, Equità e Inclusione (DEI) e, ora che è tornato alla Casa Bianca, sta mettendo in pratica la sua visione con una serie di ordini esecutivi volti a smantellare ogni traccia di inclusività nelle istituzioni pubbliche e private: ad affiancarlo ci ha pensato anche Elon Musk.
![Donald Trump insieme ad Elon Musk](https://newsmondo.it/wp-content/uploads/2024/10/GI_Donald_Trump_Elon_Musk.jpg)
Elon Musk e il suo ruolo nella crociata anti-DEI
Secondo il tycoon, le iniziative pro-diversità promuoverebbero un “razzismo anti-bianchi“. Una narrazione che strizza l’occhio alla destra più estrema e che mina decenni di progressi nei diritti civili.
Ad affiancare Trump in questa missione c’è Elon Musk, il cui Department of Government Efficiency (DOGE) sta lavorando per smantellare i programmi DEI con una velocità allarmante.
Musk, che di certo non brilla per il suo impegno in favore della diversità, ha già ottenuto l’accesso ad almeno quindici agenzie federali, mettendo sotto revisione ogni iniziativa ritenuta “troppo progressista”.
“Elon sta facendo un ottimo lavoro e sta scoprendo enormi frodi, corruzione e sprechi”, ha dichiarato Trump. Ma il vero obiettivo sembra essere un altro: cancellare ogni forma di tutela per le minoranze e riportare gli Stati Uniti a un’epoca in cui solo una parte della popolazione godeva di pieni diritti.
Università nel mirino: addio ai programmi di inclusione?
Tra gli ordini esecutivi firmati da Trump, uno riguarda le politiche DEI nelle università, dichiarandole potenzialmente in violazione delle leggi federali sui diritti civili.
Gli istituti con dotazioni superiori a un miliardo di dollari saranno soggetti a controlli per verificare il rispetto della nuova linea governativa.
Parallelamente, sono stati cancellati tutti i programmi e le posizioni DEI, indipendentemente dalla denominazione con cui appaiono.
Un provvedimento che, se non contrastato, rischia di cancellare ogni iniziativa volta a promuovere l’inclusione nei campus americani.
I diritti LGBTQIA+ sotto attacco
Un altro ordine esecutivo ha imposto il divieto di qualsiasi finanziamento federale per minori di 19 anni che vogliono cambiare sesso. Un provvedimento che colpisce direttamente la comunità LGBTQIA+ e che rischia di negare a molti giovani l’accesso a cure essenziali per la loro salute mentale e fisica.
Le associazioni per i diritti civili sono già sul piede di guerra, pronte a impugnare il provvedimento e a portare il caso davanti alla Corte Suprema.
Meta, OpenAI e McDonald’s dicono addio alla diversità
Non sono solo le istituzioni pubbliche a subire il colpo. Meta, OpenAI, Google, Amazon e McDonald’s hanno già iniziato a smantellare i loro programmi DEI.
OpenAI ha rimosso dal proprio sito ogni riferimento alla diversità, sostituendolo con un generico impegno verso “persone con background diversi”, evitando accuratamente di menzionare la parola “diversità”.
Meta, invece, ha eliminato i fact checkers, allineandosi con la narrativa trumpiana e riducendo i controlli sulle fake news. McDonald’s, dal canto suo, ha rinunciato agli obiettivi di rappresentanza diversificata nei ruoli dirigenziali, cambiando il nome del suo team per la diversità in “Global Inclusion Team”.
Le sovvenzioni cancellate: un attacco mirato alle comunità vulnerabili
Ecco alcuni dei programmi cancellati dalla nuova amministrazione:
- 50 milioni di dollari tagliati alla Climate Justice Alliance, che promuoveva la giustizia climatica in Palestina.
- 33 milioni di dollari eliminati per gli “Equity Assistance Centers“, che fornivano formazione su teoria critica della razza e alfabetizzazione razziale.
- 25.000 dollari cancellati per il supporto ai rifugiati LGBTQIA+ in Grecia.
- 250 miliardi di dollari risparmiati eliminando contratti sui cambiamenti climatici e diversità nella comunicazione interculturale.
Gli Stati Uniti stanno davvero imboccando la “strada del buonsenso”?
L’attacco alla cultura woke non è altro che un tentativo di cancellare il progresso e di ristabilire un sistema basato sulla disuguaglianza. Il tutto nel nome di un presunto “buonsenso” che, in realtà, non fa altro che privilegiare chi già gode di enormi vantaggi socioeconomici.
La domanda da porsi ora è: le forze progressiste saranno in grado di fermare questo assalto ai diritti civili prima che sia troppo tardi?